giovedì 11 marzo 2010

L'ironia del Tubo. The British Lines.


Da una recente visita a Londra,
scene esemplari di comunicazione sul pubblico disservizio.
La più antica metro del mondo parla una lingua attualissima.
Dal luminoso Underground di Pimlico
alla variegata superficie di Covent Garden.

Ho fatto un giro a Londra.
E come ogni volta subisco il fascino multicromatico del Tube.
Tanto che qui in studio gli abbiamo dedicato un libro.
O meglio, abbiamo creato il pretesto per unire l'oggetto della pubblicazione,
il copywriting degli ultimi 3 anni prodotto dalle agenzie locali
e internazionali che vi hanno aderito,
al tema dell'Underground londinese (info nella sezione NEWS).
Al di là dei pretesti, in un caso e nell'altro,
sempre di comunicazione si tratta.
A questo proposito, difficile rimanere indifferenti
alla comunicazione prodotta dal Tube,
spesso realizzata in accordo con le autorità cittadine locali (Mayor of London),
semplicemente per fornire informazioni all'utenza sull'accessibilità
alla tal linea soppressa per lavori nel fine settimana, sull'ampliamento di un'altra,
o anche per ricordare di scaricare l'applicazione gratuita
creata per i possessori di smart phone
che ogni mattina fornisce ragguagli sul percorso abituale.
Pare così che la metro più antica del mondo sia anche la più moderna.

Il delizioso London Trasport Museum di Covent Garden
ne ripercorre minuziosamente la storia,
storia della sua comunicazione compresa.
Ad osservare la grazia dei manifesti d'epoca del museo
o l'efficacia dei banner nelle stazioni e la lieve ironia,
tipicamente British, dei messaggi, non si può non concludere
che siano investimenti proficui per il servizio.
Causa lavori di ampliamento sulle linee,
in quest'ultima visita londinese, ovunque si notava la presenza di manifesti
in cui le colorate linee del "tubo" andavano a formare il pentagramma musicale
con qualche strana interruzione, una "stonatura",
accompagnato dalla headline: "Going to a concert this weekend?",
oppure le linee che formano la scia di un aereo,
non proprio perfettamente retta, e il claim: "Going to the airport this weekend?",
e ancora le linee/righe verticali di un codice a barre,
a tratti spezzato, sottolineate da: "Going shopping this weekend?";
sono tutti messaggi per avvisare l'utente di prestare attenzione
al proprio percorso nel fine settimana,
perché potrebbe subire variazioni.

Un modo elegante per comunicare un disservizio.

Questi sono solo gli ultimi di una lunga serie
di esempi di successo.

La capacità, così lieve, di scusarsi se qualcosa non sta funzionando
a dovere - ovvio, per migliorare,
ma non serve dichiararlo - sfiora le corde dell'arte.
Ed è molto più divertente - e umile - rispetto al nostro
più banale e supponente "Stiamo lavorando per voi".
Voglio dire, con questi esempi credo sia facile raccogliere più consensi che insulti.
Perché ti fanno capire che "i padroni del vapore" ^_^ condividono il tuo disagio.

Sarebbe davvero originale scoprire un giorno
che anche i nostri servizi pubblici hanno abbandonato
la strada dell'autoreferenzialità
, lasciandosi andare,
chessò, a messaggi tipo: "L'Alta Velocità unisce sì il Paese,
ma come chiunque ci abbia provato in passato,
l'Unità è seguita a guerre e devastazioni. Perciò porta pazienza".
"Vai da tua zia questo fine settimana?
Non sperare nella misericordia di San Babila
e magari chiedi a Mauro, tuo cugino, e vedi se ti presta una bici."
O, come disse una volta qualcuno, ogni tanto, fosse solo per il 1° d'Aprile,
sarebbe divertente trasformare i macabri diktat autostradali sulla conta dei morti,
in messaggi di AUTENTICA utilità pubblica,
come: "Al Sillaro è esaurito il Fattoria, ma l'Icaro è al 20% di sconto".
La nostra comunicazione di pubblica utilità
si prende così tremendamente sul serio oppure utilizza
quell'autocelebrazione posticcia da "Mulino che vorrei"
da farti sentire subito piccolo e solo.
E quindi sfigato, se qualcosa dovesse andare storto.
Perché nessuno te lo aveva detto.

Tornando nei luminosi sotterranei londinesi,
penso con nostalgia a quando, quattordicenne e per la prima volta nel Regno Unito,
rimasi folgorata dalla sintesi poetica del manifesto promozionale
della Tate Gallery (allora unica).


La famosa mappa della metro londinese venne realizzata su tela
con i colori puri delle linee presumibilmente usciti dai relativi tubetti, mentre l'unico visibile, mezzo schiacciato e col logo dell'Underground
di Pimlico nella giusta posizione, segnalava la stazione d'uscita per la Tate. Credo di aver visitato la Tate Gallery solo per accertarmi che lì fosse
in vendita (ed evitare quindi un atto vandalico tipicamente italico).
Il potere di una buona comunicazione.
Visitai la Tate non per la Tate ma per la sua pubblicità.

Era in vendita.
Quel manifesto fu, quasi sicuramente, la mia Madeleine,
da cui partì la mia personale Recherche verso il mondo della comunicazione.
Ognuno trova i binari che trova.

A Bee
Blogk soundrack: Imogen Heap, First Train Home - Ellipse.
Si ringrazia il London Trasport Museum.